27 dicembre 2007

L’armonia delle parole.

Yakamoz è una parola turca dal suono apparentemente privo di morbidezza. Dico apparentemente perché è stata eletta la parola più bella del mondo. Il segreto è da ricercare nel suo significato: “Riflesso di luna sull’acqua”. Potevo non essere catturata da una notizia così insolita, io che adoro la luna e che passo ore a contemplarne il lucore? La notizia è di oggi, l’ho trovata su Repubblica ed ho letto avidamente ogni riga,  presa da grande curiosità. Così scopro che una rivista tedesca ha organizzato una gara tra parole provenienti da tutto il mondo ed alla fine una giuria ha scelto, appunto, yakamoz. Si sono classificate anche saudade, parola brasiliana che significa “nostalgia”; oppholdsvaer, parola norvegese che significa “la luce del giorno dopo la pioggia” (a me pare invece uno scioglilingua); hu lu parola cinese che significa “sospirare”. L’Italia si è classificata al diciassettesimo posto con la parola “iella”. Non sono superstiziosa ma certo è un caso che mi ha fatto un po’ sorridere.
Per tornare alla parola vincente. Il criterio di scelta doveva tener conto della musicalità e del significato. Ripetendola ad alta voce di musicalità ne ho sentita poca, anche provando a modulare la voce (meno male che in casa non c’era nessuno) il suono restava sempre troppo duro, quasi un colpo di scure. Impossibile per me associarlo al significato poetico. Bartezzaghi, nel commentare il motivo di tale vittoria, afferma che: […] ”Il problema è la confusione tra parola e concetto. Si può amare una parola, ad esempio tovagliolo, senza provare particolare propensione per il concetto o addirittura per l’oggetto designato: semplicemente si ammira una sequenza di suoni o di lettere, una combinazione di morfemi. Al momento buono (dovendo votare) ce ne dimenticheremo e voteremo la parola che significa “riflesso di luna sull’acqua” perché ci piace che in almeno una lingua questo concetto abbia un nome tutto suo. […] parole come spleen, esprit, movida e yakamoz, appunto, sono amate perché ritagliano in un solo “gesto” linguistico una porzione di mondo, sintetizzando in un concentrato di sapienza semantica un’impressione che altrimenti resterebbe ineffabile…[…].

Riflettendoci…io continuerò ad amare i “riflessi di luna sull’acqua” per l’essenza poetica che sanno narrare allo sguardo, senza pensare alla parola yakamoz!


[immagine la donna del mare]


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